“A quello poi, avvolta in fasce, una grande pietra essa dette, al figlio di Urano grande signore, degli dèi primo re.”
La nostra storia
Salerno.
XVII Secolo.
Il sole è già dietro il monte e l'aria fresca penetra fin dentro le ossa. Rimbombano tra i vicoli della città di Roberto il Giuscardo i passi rapidi e curiosi di un viandante. Svolta l'angolo e d'improvviso la vede, bianca e imponente, come gli era stato raccontato: la Cattedrale. Due leoni disposti a guardia, come per i grandi tesori. Sale lentamente i gradoni, si segna a croce e un brivido lo scuote. Il portale è chiuso, tornerà domani. Alza il bavero del cappotto, fa per allontanarsi, ma una calda luce lo trattiene lì. Alza lo sguardo sulla finestra da cui proviene quel bagliore. L’insegna recita Dimora Rhea. Raggiunge il portone e bussa, una, due volte. Un giovane barbuto lo accoglie sorridendo: “benvenuto”. È lontano eppure, d’un tratto, si sente a casa.